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Call center, l’86% di chi chiama elude le norme. Come difendersi dal telemarketing selvaggio

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Sempre più spesso i consumatori sono tartassati dalle chiamate di operatori telefonici che li contattano nel tentativo di vendere loro le promozioni più disparate. 

Le segnalazioni degli utenti scontenti e infastiditi sono in continuo aumento. A sostenerlo le associazioni Assocontact e OIC, che hanno raccolto dati allarmanti. Uno su tutti: più dell’86% dei call e contact center non è iscritto al ROC, il Registro degli operatori di comunicazione dell’AGCOM. La quasi totalità dei call center ha, quindi, l’abitudine di aggirare le norme che regolano il comparto.

Crescono le cosiddette pratiche scorrette (+7%), quelle cioè che tentano di proporre offerte in un modo volutamente fuorviante. I dati evidenziano, però, un comportamento più virtuoso da parte dei call center iscritti al ROC, ai quali viene invece contestata un’eccessiva frequenza di contatto.

Gli strumenti per difendersi dal telemarketing aggressivo

La soluzione utilizzata da molti utenti è l’iscrizione al Registro delle opposizioni (RPO), un servizio pubblico attivo dal 2011, che offre la possibilità di opporsi alla ricezione di telefonate con finalità commerciali.

Grazie alla presenza del RPO è infatti possibile bloccare le chiamate da parte dei call center, eliminando i propri dati personali presenti negli elenchi telefonici. Le società che effettuano telefonate a numeri presenti all’interno del registro, oppure utilizzeranno un registro non aggiornato, sono esposte in pesanti sanzioni.

L’arma migliore rimane comunque la prevenzione. “L’utilizzo di un comparatore di tariffe sicuro e iscritto al ROC – raccomandano i consulenti Prezzogiusto – resta uno tra gli strumenti di difesa più validi per sfuggire al telemarketing selvaggio. In questo modo gli utenti concederanno in tutta sicurezza il proprio contatto e i propri dati, senza metterli in mano ad attività non in regola ed evitando, per esempio, di mettere il proprio numero di telefono su social-network o pagine non meglio identificate e non sicure da un punto di vista privacy”.

“È fondamentale ricordare – chiosano – che tutti gli utenti hanno diritto di revocare il proprio consenso in qualsiasi momento”.

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